Un gradino sotto i principianti

Un gradino sotto i principianti è all’incirca il livello attuale della mia pratica yoga. Contorsione più, contorsione meno.

Ho iniziato a praticare questa fantastica disciplina intorno agli otto anni, con un corso all’oratorio riservato ai maschi a cui era iscritto mio fratello, ma che, per qualche motivo che non ricordo, mi sono ritrovata a frequentare anch’io.
Per una bambina di quell’età, lo yoga è il massimo e mi ha subito entusiasmata. Incurante del lato spirituale della disciplina, mi concentravo sulle asana e mi sentivo praticamente una contorsionista.
Poi il corso è terminato e la mia pratica si è ridotta a qualche posa esibizionista davanti alle altre bambine.

Nel corso degli anni ho rispolverato i miei ricordi per brevi periodi e, con l’aiuto di qualche libro, mi sono dedicata allo yoga casalingo.
Il problema è ben noto: la vita di una donna consente di dedicarsi “regolarmente” a qualche attività solo se sei davvero decisa e convinta. Se non lo sei, prendi ogni inconveniente che ti si presenta come scusa per mollare. Una volta cambiano i tuoi orari, l’altra tua figlia prende la varicella (e che madre saresti se ti mettessi comodamente a testa in giù e piedi in aria per tre minuti mentre la tua piccola soffre e si gratta?), poi tocca al trasloco e poi… bè, fate voi.

E così, a periodi di circa uno o due mesi (così tanto??? Uhm… mi sa che esagero…) di pratica, ho alternato anni di dolce far niente con contorno di lamentele per il mal di schiena o la disgrazia di turno.

L’ultima volta che ho ripreso a praticare è stato nel maggio 2013. Distrutta dal mal di schiena, ho ignorato il consiglio della dottoressa di seguire un corso di pilates. Impossibile per me pensare di iscrivermi in palestra e non mollare dopo un po’, quindi ho deciso di non sprecare soldi (lo so… state giustamente pensando che la crisi è un’ottima scusa…).
Così mi sono imposta di tornare allo yoga.

In pochi mesi, l’elasticità del mio corpo è passata da flettere il busto in avanti e provare a toccare i piedi con le mani solo per rendermi conto che quelli che arrivavo ad afferrare erano i polpacci, a piccole, deliziose pose che avrebbero fatto sorridere un vero yogi, ma che per me erano piccoli miracoli. E addio mal di schiena! Ho smesso di alzarmi dal divano come un tronco d’albero rigido e che non si può piegare (e che diamine, non ero ridotta così nemmeno al nono mese di gravidanza!)

Ora viene il bello: per la prima volta in vita mia, l’idillio è durato fino a febbraio 2014. Ben otto mesi di pratica regolare!!!
Ora viene il brutto: cambio di orari e di abitudini in famiglia… e lo yoga è andato a farsi benedire.

Tutto questo bel discorso per arrivare ad oggi.
Sono pronta a ricominciare e quegli otto mesi voglio trasformarli in otto anni (…che esagerata!)
Quindi, per prima cosa, ho testato la mia condizione attuale dopo un anno e passa di stallo. Non è che sia insoddisfatta in generale (sono una che cammina per ore e non ho solo dormito in questo periodo), è proprio la flessibità che mi manca. Ma non molto… diciamo che forse mi conserverò inalterata nei secoli, dato che sembro ibernata in una lastra di ghiaccio… Da qui il titolo del post.

Ora, visto che non mi sogno nemmeno di postare una umiliante foto attestante le mie condizioni, non mi resta che chiudere il computer e correre (insomma… diciamo avviarmi a passo deciso…) al mio tappetino… e chissà, prima o poi una foto mi azzarderò a postarla!

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